Skip to content

Roberto Almagno alla Maabgallery

La Maabgallery

In via Nerino 3, un piccolo vicoletto tra via Torino e piazza Affari, è collocata la Maabgallery.

Maabgallery si propone di esporre principalmente tendenze artistiche degli anni ’60 e ’70 con particolare attenzione alle correnti cinetica e analitica.

La personale “Tracce” di Roberto Almagno

Ho avuto l’opportunità di visitare Maabgallery in occasione della personale dello scultore Roberto Almagno. Lo scultore nasce nel 1954 ad Aquino (provincia di Frosinone) ma a soli quattordici anni si trasferisce a Roma dove in seguito frequenta l’Accademia delle Belle Arti. All’inizio della sua produzione artistica utilizza diversi materiali come il ferro, la pietra e l’argilla. Dagli anni ’80 invece la sua scelta stilistica ricade su un unico materiale: il legno.

Almagno solitamente prende i rami che utilizza nei boschi in prossimità di Roma e li lavora lentamente. La prima fase consiste nello sbozzare il legno con delle raspe e in seguito lo lavora con acqua e fuoco in modo tale da poterlo plasmare fino ad ottenere la curvatura e la forma desiderata. Dopo questa lavorazione applica sul legno una velatura scura che assorbe la luce in maniera omogenea e assembla i differenti pezzi di legno in equilibri precari che sembrano sfidino le leggi di gravità.

Particolare di "Memoria" - Roberto Almagno
Particolare di “Memoria” – Roberto Almagno
Roberto Almagno
Roberto Almagno

Nella personale alla Maabgallery tutti i lavori sono in legno. Nella prima sala era presente un’unica grande scultura composta da vari legni che partivano dal pavimento e sinuosamente si innalzavano in direzione del soffitto.

Memorie - Roberto Almagno
Memorie – Roberto Almagno

Nella seconda sala invece erano presenti altre piccole sculture e dei lavori su carta. Le sue sculture sono atemporali e sembra che su di esse non pesi alcuna ombra.

Roberto Almagno
Roberto Almagno

L’artista fa inoltre dei lavori su carta che non hanno unicamente il ruolo complementare di bozzetto seppur appaiono in connessione con l’indagine plastica dell’artista.

Credits

Foto di Elena Degregorio